La settimana iniziata con l’ennesima corsa verso nuovi massimi di S&P 500 e Nasdaq si è conclusa con un capitombolo improvviso: il 1° agosto 2025 le Borse americane e globali hanno perso terreno in maniera significativa. Dietro il crollo si nascondono due fattori congiunti: la nuova ondata di dazi annunciata da Donald Trump e un rapporto sull’occupazione USA molto più debole del previsto, che ha incrinato la fiducia nella tenuta dell’economia. Il sell‑off è stato amplificato dalle prese di profitto dopo i record di luglio e dalla delusione sugli utili di alcuni giganti tecnologi

Cosa è successo

  • Nuovi dazi USA: poche ore prima della scadenza del 1° agosto, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone dazi fra il 10 % e il 41 % sulle importazioni da Canada, Brasile, India, Taiwan e altri Paesi. Alcuni prodotti canadesi vedranno tariffe al 35 % (dal 25 %), mentre India, Taiwan e Thailandia subiranno aliquote fra il 25 % e il 20 %. A Corea del Sud è stata imposta una tariffa del 15 %. Solo il Messico ha ottenuto una tregua di 90 giorni. La mossa, volta a forzare accordi commerciali più favorevoli, ha riacceso i timori di una guerra dei dazi.
  • Dati del lavoro deludenti: il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che a luglio sono stati creati 73 000 posti non agricoli, contro i 110 000 attesi, e che il dato di giugno è stato rivisto al ribasso da 147 000 a 14 000. La brusca revisione ha fatto temere una frenata dell’economia e ha spinto gli investitori a scontare un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a settembre.
  • Tensioni politiche: subito dopo i dati, Trump ha ordinato il licenziamento della commissaria del Bureau of Labor Statistics, Erika McEntarfer, sostenendo che le revisioni fossero politicamente motivate. In parallelo, la governatrice Fed Adriana Kugler ha annunciato le proprie dimissioni, alimentando l’idea che Trump voglia plasmare una Fed più accomodante.
  • Delusione sugli utili tech: nel giorno del crollo, Amazon è precipitata dell’8,3 % dopo aver pubblicato una crescita del cloud AWS giudicata deludente. Anche Apple, nonostante un outlook superiore alle attese, ha perso il 2,5 % a causa dei costi stimati da 1,1 miliardi di dollari legati ai dazi. Altri titoli tecnologici come Meta, Nvidia e Microsoft hanno ceduto circa il 2 %.

L’impatto sui mercati

  • Wall Street: l’indice S&P 500 ha perso 1,6 %, registrando la peggior seduta dal 21 maggio, mentre il Nasdaq ha ceduto 2,24 %, la caduta più forte dal 21 aprile. Per la settimana, l’S&P 500 ha lasciato sul terreno il 2,36 % e il Nasdaq il 2,17 %, cancellando gran parte dei guadagni di luglio. Il Dow Jones Industrial Average è arretrato dell’1,23 %, oltre 540 punti.
  • Indice globale MSCI: l’indice che misura l’andamento delle borse mondiali è sceso del 1,32 %, registrando il calo giornaliero più ampio da metà aprile. In Europa, il Stoxx 600 ha chiuso in ribasso dell’1,89 %, la peggiore seduta da aprile.
  • Mercato obbligazionario e valuta: il rendimento del Treasury a 2 anni è crollato di 26 punti base, equivalente a un taglio dei tassi “immediato”. Il dollaro ha perso oltre l’1 %, la flessione più forte da aprile, mentre lo yen si è rafforzato di oltre il 2 %. Le vendite sul dollaro sono state accentuate dalle dimissioni di Kugler e dal licenziamento della commissaria del BLS.
  • Materie prime: il prezzo del petrolio WTI è sceso del 2,8 % a 67,33 $ al barile per i timori di un aumento della produzione OPEC e per le prospettive di crescita più deboli. L’oro, bene rifugio, è salito del 2,14 % a 3 360 $ l’oncia, mentre il rame ha registrato un crollo settimanale del 24 %, il peggior ribasso da quando esistono i future su Comex.

Le reazioni degli analisti al crollo

Secondo Brian Jacobsen di Annex Wealth Management, non c’è modo di “abbellire” il rapporto sull’occupazione: la revisione al ribasso dei mesi precedenti segnala che il mercato del lavoro si sta fermando. Luke Tilley di Wilmington Trust ha osservato che l’insieme di dati deboli e guidance negative da parte delle aziende aumenta la possibilità di una recessione. Gli analisti di Jefferies hanno notato che, nonostante risultati finanziari positivi, la crescita del cloud di Amazon non tiene il passo con quella di Microsoft e ciò giustifica la forte correzione.

Cosa fare in questo crollo dei mercati?

  1. Diversificare il portafoglio: il crollo ha colpito soprattutto i titoli tecnologici più concentrati negli indici; un portafoglio bilanciato fra settori ciclici, difensivi e asset reali può mitigare la volatilità.
  2. Monitorare la politica monetaria: la probabilità di un taglio dei tassi a settembre è salita all’86,5 %; i titoli obbligazionari potrebbero beneficiare di tassi più bassi, ma bisogna considerare l’inflazione importata dai dazi.
  3. Attenzione ai dazi: la nuova ondata di tariffe avrà effetti diversi a seconda dei settori. Aziende con catene di fornitura globali potrebbero subire un aumento dei costi; occorre valutare ETF o titoli esposti a economie meno colpite.
  4. Valutare le occasioni: correzioni come quella di Amazon o di alcuni titoli tech possono offrire punti d’ingresso se i fondamentali restano solidi, ma è prudente entrare gradualmente e utilizzare stop‑loss.

Conclusioni

Il crollo dei mercati del 1° agosto 2025 è stato il risultato di un mix esplosivo di fattori: nuovi dazi che riaccendono la guerra commerciale, dati sul lavoro inferiori alle attese che incrinano la fiducia nell’economia e un clima politico instabile negli Stati Uniti. La reazione immediata è stata violenta, con indici globali in caduta, rendimenti obbligazionari in picchiata e una fuga verso asset rifugio come oro e yen. Per gli investitori italiani, l’episodio è un campanello d’allarme: ricordare l’importanza della diversificazione, monitorare la politica monetaria e non farsi trascinare dall’euforia nei periodi di eccesso. Le prossime settimane saranno decisive per capire se questa correzione rappresenta solo un salutare “reality check” o l’inizio di un trend più profondo.

Fonti