Le azioni di Intel hanno registrato un notevole balzo in Borsa, con un rialzo di circa 7,4%, chiudendo la seduta a 23,86 dollari, in seguito a un’indiscrezione secondo cui l’amministrazione Trump starebbe valutando una partecipazione diretta nella società. L’obiettivo sarebbe quello di sostenere l’espansione industriale negli Stati Uniti, in particolare per il nuovo impianto di produzione di chip in costruzione in Ohio.
Una mossa strategica per la produzione USA
Questo potenziale coinvolgimento governativo rientra nella strategia di rafforzamento dell’autonomia tecnologica americana, soprattutto nel contesto della competizione economica con la Cina. Un investimento statale in Intel potrebbe aprire la strada a collaborazioni strategiche con altri produttori americani, contribuendo a rilocalizzare la produzione di semiconduttori e ridurre la dipendenza da fornitori esteri.
💬 La riflessione della redazione di Facile-Investimenti
Noi di Facile-Investimenti, da oltre un anno abbiamo incluso Intel nei nostri portafogli personali. La nostra scelta è stata guidata dalla convinzione che si tratti di un’azienda solida, attualmente sottovalutata dal mercato. A pesare sui bilanci sono i forti investimenti in corso per costruire nuovi stabilimenti produttivi negli Stati Uniti: un’iniziativa che riteniamo strategica, soprattutto alla luce della volontà del governo USA di riportare la produzione di chip sul suolo nazionale. Già in passato, erano stati annunciati sostegni governativi a queste iniziative, e le recenti indiscrezioni sembrano confermare questa tendenza.
Inoltre, pur essendo Intel leader nella produzione di CPU, sul fronte delle GPU (schede grafiche), l’azienda si è finora concentrata su modelli di fascia bassa, spesso integrati. Tuttavia, siamo convinti che nella corsa all’intelligenza artificiale (AI), l’azienda entrerà a pieno titolo anche nella progettazione di soluzioni grafiche avanzate e chip dedicati all’AI. Il vero GAP però, deriva dalla produzione conto terzi di Intel, che attualmente è la vera divisione in crisi dell’azienda. In passato, l’azienda produceva anche per Apple, infatti i dispositivi come Imac, MacBook e Mac Mini anteriori al 2020, utilizzavano CPU i5 ed i7. Successivamente, la multinazionale di Cupertino ha completato la transizione dai processori Intel ai propri chip Apple Silicon, progettati internamente e prodotti principalmente da TSMC. A partire dal 2020 Apple ha iniziato a sostituire le CPU intel con chip basati su architettura ARM, puntando a un maggiore controllo sulla progettazione e le prestazioni, oltre a una superiore efficienza energetica. Oggi, i chip Apple Silicon sono realizzati quasi esclusivamente da TSMC, leader mondiale nella produzione di semiconduttori. Sebbene si vociferi di una possibile futura collaborazione tra Apple e Intel per il processo produttivo 14A, non esistono al momento conferme ufficiali. Ad oggi, Intel non produce alcun componente per Apple, né per i Mac né per dispositivi mobili come iPhone e iPad. Ed anche questo è stato uno dei motivi di flessione negli ultimi anni del titolo.
Naturalmente, questa è una scommessa di lungo periodo, coerente con una visione strategica e paziente dell’investimento.
Scontro politico e aperture diplomatiche
La notizia arriva dopo un episodio controverso: pochi giorni fa, il presidente Trump aveva chiesto pubblicamente le dimissioni del CEO di Intel, Lip-Bu Tan, accusandolo di conflitti di interesse per presunti legami con aziende cinesi. Tuttavia, un incontro successivo tra i due sarebbe stato definito “costruttivo”, lasciando intendere la possibilità di un dialogo aperto per future collaborazioni pubblico-private.
Reazione dei mercati finanziari
La reazione degli investitori non si è fatta attendere: Intel ha chiuso con la performance giornaliera migliore dal mese di marzo, e ha continuato a guadagnare terreno anche nel pre-market. Nonostante la capitalizzazione attuale di circa 100 miliardi di dollari, l’azienda ha ancora margini di crescita rispetto ai livelli raggiunti nel 2020, quando toccò una capitalizzazione superiore ai 280 miliardi.
Le notizie su Intel oggi
Al momento, non esistono conferme ufficiali da parte della Casa Bianca o da Intel, ma l’ipotesi di una partecipazione pubblica rappresenta una svolta importante nella politica industriale statunitense. Se confermata, Se confermata, questa mossa rappresenterebbe un ulteriore tassello nella strategia della Casa Bianca di rafforzare il proprio ruolo nei settori considerati cruciali per la sicurezza nazionale e la leadership tecnologica. Per Intel, già alle prese con le perdite della propria Intel foundry, cioè la divisione aziendale che si occupa della produzione di chip su commissione per altre società senza occuparsi della progettazione, il supporto federale potrebbe rappresentare un punto di svolta.
Questa attività, fondamentale per mantenere la competitività nel settore dei semiconduttori, rischia infatti di essere ridimensionata o abbandonata in assenza di nuovi clienti esterni. Secondo Angelo Zino, analista senior di CFRA Research, una maggiore partecipazione governativa potrebbe spingere i produttori fabless americani a sfruttare le infrastrutture della Intel foundry, pur sottolineando che resta da vedere se ci sarà un vero “cavaliere bianco” capace di rilanciare questa offerta. Matt Britzman, senior equity analyst di Hargreaves Lansdown, definisce l’eventuale intervento pubblico potenzialmente dirompente per le ambizioni domestiche di Intel, ma avverte sui rischi legati all’esecuzione: il supporto statale può rafforzare la fiducia degli investitori, ma non colma automaticamente il divario di competitività nei nodi produttivi più avanzati.